martedì 6 settembre 2016

Apologia della corsa ai banchi

Primo giorno. Tantissimi sono i ricordi che mi riaffiorano alla mente quando penso ai miei primi giorni, dalle elementari fino al liceo. Ma se c'è una cosa in particolare che la mia testa associa subito al primo giorno, quella è senz'altro la corsa ai banchi.

Sempre più scuole col passare degli anni cercano di contenere, limitare e nel peggiore dei casi abolire questa pratica barbara, che comporta flotte di ragazzi che si trasformano in mandrie di tori imbufaliti pronti a tutto pur di arrivare  per primi nella propria classe e poter scegliere il banco che più gli fa comodo. Spesso si tratta dell'ultimo.

Una pratica che nasconde sicuramente una sua pericolosità che non è difficile immaginare, che ha portato molte scuole a prendere delle precauzioni in merito, come far entrare per classe, chiamare un appello o minacciare provvedimenti al minimo scatto.

In questa noiosa mattinata di inizio settembre mi sento in dovere, quasi alla vigilia del mio ultimo primo giorno, di prendere le difese della povera corsa ai banchi.

La corsa ai banchi è l'emblema per eccellenza del primo giorno, che a sua volta è senza troppi problemi l'istituzione più emblematica del calendario scolastico. Perché alla fine il ballo di fine anno non è ancora quella tradizione radicata come lo sono i proms statunitensi, la festa di carnevale dopo le elementari non si fa più e l'ultimo giorno alla fine non è altro che un piuttosto deprimente mucchio di poveri cristi che sono rimasti in classe fino a giugno che al suono dell'ultima campanella finiscono per inzupparsi dalla testa ai piedi. Carino, per carità, ma non è il primo giorno.

Del primo giorno ci sono tante piccole cose che apprezzo: rivedere vecchie facce che non vedevi da mesi, la gran parte delle quali ancora incredibilmente annerite dall'abbronzatura, il compagno spavaldo che si presenta in bermuda subito cazziato dal personale scolastico, i professori che provano timidamente ad interessarsi a come i loro alunni abbiano passato le vacanze, il riprendere una routine giornaliera tipicamente invernale con quel retrogusto di novità e sudore ascellare che non guasta mai. Tutte cose belle, ma la corsa ai banchi è un'altra storia,

La corsa ai banchi, gesto considerato forse marginale, rappresenta il vero cuore pulsante di quella sempre poetica prima giornata di scuola. Questo perché la corsa ai banchi arriva ad assumere svariati significati, alcuni dei quali vale la pena di elencare.

1)La corsa ai banchi è garante di puntualità. Senza di essa, difatti, la meravigliosa calca di facce vecchie e nuove ammassate davanti all'entrata della scuola sarebbe più contenuta. Provate ad immaginare la tristezza di un primo giorno di scuola dove le persone entrano secondo i loro normali regimi, con tanto di ritardi ed entrate a seconda ora. Trovo piuttosto triste dover rimandare le classiche chiacchiere da "cosa hai fatto questa estate?" alla ricreazione, rimpiazzando quella magica ventina di minuti con un grigio intervallo,

2)La corsa ai banchi è una manifestazione d'intenti. Chi corre per un banco, non corre tanto perché gli piace sapere di essere seduto nella quarta fila laterale lato corridoio, ma lo fa perché ogni banco rappresenta a modo suo il primo passo per raggiungere un obbiettivo. La corsa ai banchi è spesso erroneamente scambiata per la corsa agli ultimi posti. Per esperienza personale invece ho imparato che tutti hanno in mente un banco da prendere, e non sempre è l'ultimo, Non capita di rado di sentire uno studente carico di buoni propositi per il nuovo anno scolastico che, forse a malincuore, annuncia di volere il primo banco per limitare le distrazioni e provare a rendere meglio. Così come ovviamente non manca mai la controparte classica, che vuole il posto il più lontano possibile dagli occhi del docente. Senza contare poi le strampalate teorie di chi sostiene che "in realtà al primo banco non ti caga nessuno, i professori guardano sempre all'ultima fila", o le infinite vie di mezzo. Resta però un fatto che quella frenetica corsa non è solo la corsa verso uno sterile pezzo di legno, ma è soprattutto una interessante manifestazione delle intenzioni per l'anno che verrà.

3)La corsa ai banchi è sana competizione. Darwinismo allo stato puro. La corsa ai banchi è presa molto seriamente dagli studenti più paranoici, il che li spinge a cercare di superare con ogni escamotage gli altri pur di non perdere il banco desiderato. Conosco storie di pendolari che si presentano davanti i cancelli alle sette di mattina, gente che fa carte false per strappare una soffiata a qualche bidello pur di conoscere l'esatta ubicazione della classe. Si sprecano i discorsi sulle corse a perdifiato, sugli spintoni, o su gesti ancora più arditi (due o tre anni fa scavalcai di netto un banco con una movenza in pieno stile olio cuore pur di arrivare all'ultima fila, per fare un esempio).

Ma la verità è una sola. La corsa ai banchi è perfettamente inutile.

Ebbene sì, perché col passare dei giorni e delle settimane pochissime saranno le postazioni che rimarranno le stesse. Gli studenti più irrequieti saranno inevitabilmente portati a forza dalle ultime file dritti sotto gli occhi dei professori, i ragazzi sopra il metro e ottanta sono ineluttabilmente destinati a stare in fondo o ai margini della classe per non ostruire la vista dei compagni dietro di loro, gli occupanti degli ultimi banchi si renderanno conto di essere abbastanza lontani dalla lavagna per dover perdere mezza diottria a riga e cercheranno di occupare postazioni con una visuale più nitida e le coppie più affiatate consacrate alla chiacchiera saranno brutalmente separate in nome del silenzio.

Alla fine della fiera, l'organismo classe assumerà spontaneamente una forma propria, forse la forma migliore possibile per l'organismo stesso, a discapito delle egoistiche pretese dei singoli.

La corsa per i banchi si risolverà quindi alla fine in un risultato nullo. A nulla saranno servite le corse e gli sforzi. Eppure quella corsa resta il cuore pulsante dell'agrodolce primo giorno, senza la quale questo cambierebbe completamente la sua fisionomia, diventando irriconoscibile. La corsa ai banchi è dunque una pratica insostituibile, che dovrebbe essere considerata anche intoccabile.

E niente. Buona corsa, e buon primo giorno.